Damien Hirst in mostra a Venezia
Chi conosce Damien Hirst sa che l’artista più conteso dai collezionisti più agguerriti del mondo, è un provocatore nato. Pur trovandolo spaventoso, in tanti si sono sentiti attratti dalla forza che emanava il gigantesco squalo annegato nella formaldeide, con cui il ragazzo di Leeds, fece nel 2006, il suo primo eclatante ingresso sulla scena londinese. Un’opera venduta all’asta due anni dopo per quasi 10 milioni di sterline. Oggi Hirst tratta ben altri temi. Precisamente di un grande tesoro perso e ripescato, irrimediabilmente segnato dal tempo e dal mare.
Nella mostra che a Venezia occupa i cinquemila metri quadrati di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, l’artista racconta la storia, inventata, del naufragio della nave greca Apistos, che significa “incredibile”, in inglese Unbelievable, e del suo prezioso carico recuperato dopo secoli dagli abissi. Nel 1999 l’archeologo Franck Goddio, personaggio inventato da Hirst, trova nella baia di Aboukir, un immenso tesoro di alghe e coralli, sirene meduse, mostri marini incrostati di conchiglie giganti, buddha, sculture in marmo, bronzo, cristalli di rocca e giada ricamata d’oro, argento e lapislazzuli. Un “carico” di 189 opere ripensate dal genio dell’artista, ispirate all’antichità, dal Delta del Nilo all’Africa Occidentale, dall’India al Messico dei Maya, dalla Grecia classica alla Roma imperiale. Ma anche le sculture di Topolino, Pippo e altri eroi Disney che il controverso ed eclettico artista ha portato in Laguna. Ogni cosa è ricoperta di incrostazioni di salmastro e coralli. La collezione, secondo la fantasiosa ricostruzione di Hirst, sarebbe appartenuta all’ex schiavo Cif Amotan II, originario di Antiochia, vissuto tra il I e il II secolo d.C., che una volta ottenuto il riscatto della sua condizione, si sarebbe arricchito e avrebbe iniziato a raccogliere oggetti preziosi in tutto il mondo per poi destinarli a un tempio dedicato al Dio Sole in Oriente. Ad avallare la fantasiosa storia che ha ispirato la mostra, immagini retro illuminate sulle pareti che testimoniano i momenti del fantomatico recupero, con sub all’opera, immortalati nell’atto di disincagliare i preziosi oggetti dal fondale per riportarli in superficie e mostrarli al mondo.
Tra le opere in mostra, molte delle quali monumentali, Ishtar Yo-landi, la dea dell’amore e della guerra della mitologia babilonese, che ha le sembianze della modella 26enne Katie Keight, compagna di Hirst. Poi Hydra e Kali, le dee dell’amore nella mitologia indiana, incrostate di coralli ed esposte come fossero state ripescate dalle acque. La foto delle due sculture, è una messa in scena del ritrovamento fatto da quattro subacquei. C’è anche una statua di bronzo dal titolo The collector with Friend, che rappresenta Hirst che tiene per mano Topolino, un’opera, a mio avviso, fin troppo somigliante ai lerci marinai dell’Olandese Volante, la nave fantasma che solca i mari de I Pirati dei Caraibi. Tutte le sculture sono in edizione di tre: due prove d’artista più la finta versione restaurata dai conservatori.
Chi è Damen Hirst
Classe 1965, inglese, è il capofila del movimento dei cosiddetti YBas (Young British Artists) oltre che uno degli artisti più ricchi del mondo. In un percorso artistico costellato di successi e fake, diventa noto al pubblico nel 2006, con l’opera The Kingdom, un gigantesco squalo tigre imbalsamato e sigillato nella formaldeide. Da lì, l’approdo nelle scuderie del mecenate del lusso François Pinault, che oggi mette a disposizione di Hirst, le sale di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, le due sedi veneziane della Pinault Collection, per ospitare la mostra Treasures from the wreck of the Unbelievable (Tesori dal naufragio dell’Incredibile).
Info utili: la mostra Treasures from the wreck of the Unbelievable. Damien Hirst, è visibile nelle sale di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, fino al 3 dicembre 2017. Orari: tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00, tranne il martedì. Ultimo ingresso ore 18:00. Biglietto intero 18 €; ridotto 15 €. Il biglietto è valido per un ingresso a Palazzo Grassi e uno a Punta della Dogana.
Indirizzi: Palazzo Grassi, Campo San Samuele 3231, Venezia. Si raggiunge con il vaporetto San Samuele (linea 2), Sant’Angelo (linea 1).
Punta della Dogana, Dorsoduro 2, Venezia. Si raggiunge con il vaporetto Salute (linea 1).