CASTEL NUOVO, REGGIA E FORTEZZA DI NAPOLI
Gli Angioini, che nella seconda metà del XIII secolo, sostituirono gli Svevi come signori del regno meridionale, trasferirono la capitale da Palermo a Napoli. Ma i castelli cittadini (il troppo centrale e fatiscente Castel Capuano e il troppo decentrato Castel dell’Ovo), non erano adatti ad ospitare, rappresentare e difendere i nuovi sovrani.
Così, nel 1279-84, Carlo I d’Angiò, fece costruire un nuovo, poderoso fortilizio a ridosso del porto, in modo da controllare l’abitato, lo scalo e le future espansioni. Noto tutt’ora come Mastio o Maschio Angioino, all’epoca era chiamato “Castello Nuovo” (Chastiau neuf, Château neuf, nella lingua dei dominatori).
UN’OPERA ARAGONESE
Nel XIV secolo, il monumentale edificio, a pianta leggermente trapezoidale, con cinque solidi torrioni, svolgeva funzioni di cittadella e di reggia. Nei decenni successivi, la costruzione angioina, di cui oggi resta solo la cappella, venne pesantemente danneggiata da guerre, assedi, incendi e demolizioni. Il castello giunto fino a noi, è quello costruito nella seconda metà del XV secolo dagli Aragonesi, in gran parte grazie all’opera dell’architetto catalano Guillermo Sagrera.
Gli esterni di Castel Nuovo, sono caratterizzati dalla presenza delle falsebraghe, le fasciature scarpate dei torrioni che dovevano proteggere la parte bassa dalle artiglierie. Sono decorate con motivi a squame o a poligoni, insoliti in un’architettura militare. Sulla facciata del maniero, spicca l’Arco di Trionfo, un imponente arco marmoreo aperto in onore di Alfonso d’Aragona.
L’interno invece, ha i suoi punti di forza nella Cappella palatina e nella spettacolare sala dei Baroni, l’ambiente più vasto della reggia: un cubo quasi perfetto di 27 metri di lato per 28 di altezza. La sua raffinata architettura gotica, si deve alla genialità di Guillermo Sagrera, che la progettò come sala cerimoniale e del trono.
Prende il nome dal fatto che nel 1486, fu teatro dell’arresto dei feudatari autori della rivolta contro Ferrante d’Aragona.
Era arricchita da una pregevole decorazione scultorea, andata in gran parte distrutta nell’incendio del 1919. Ma la splendida architettura, dalle agili volte, si è ben conservata.
La seconda parte del castello, quella risalente all’età angioina, presentava uno straordinario ciclo di affreschi di Giotto e della sua bottega, andato perduto già nel ‘400, ad eccezione di poche, sbiadite, ma preziose tracce. È collegata alla sala dei Baroni da un’elegante scala a chiocciola.
IL MUSEO CIVICO
Nella Cappella e in altri locali di Castel Nuovo, è allestito il Museo Civico, che accoglie una ricca collezione artistica costituita dalle opere provenienti da diversi edifici cittadini. Tra queste, alcune pregevoli sculture tre-quattrocentesche dello stesso castello (tabernacolo di Domenico Cagini; porta fusa in bronzo da Guglielmo Monaco e Pietro de Martino nel 1462-68), alcuni affreschi staccati dal castello di Casaluce, e, tra i dipinti, una vasta collezione di tele napoletane dell’800.