Arrival, se la fantascienza è un viaggio nella coscienza
Dodici misteriose astronavi compaiono in diversi punti della Terra. Enormi gusci neri sospesi a mezz’aria. E mentre il mondo si interroga su cosa fare, il governo degli Stati Uniti ingaggia la linguista di fama mondiale Lousie Banks per entrare in contatto con gli invasori. Sarà lei a trovare una forma non verbale ma scritta per comunicare con gli alieni. Raccontato così potrebbe sembrare il solito film a base di creature extraterrestri ed effetti speciali. Ma questa volta lo spettatore si trova davanti a un rebus metafisico, un viaggio nel tempo della mente e delle emozioni. Ritmo ipnotico, scene di grande suggestione e una natura che avvolge tutto, tra nebbie, prati e cielo. Colori forti e freddi allo stesso tempo e monoliti a forma di guscio che ricordano quelli di 2001: Odissea nello spazio. Filo conduttore della pellicola, una domanda a cui tutti possiamo provare a rispondere: “Se conoscessi tutta la tua vita, rifaresti le stesse scelte?”. Il regista canadese Villaneuve ci regala un film che scardina il concetto di tempo lineare a cui siamo abituati, che si interroga su predestinazione e libera scelta e sul mistero dell’amore. Un film da non perdere per un entusiasmante viaggio nella fantascienza e nella coscienza.
Arrival. Usa 2016. Di Dennis Villeneuve, con Amy Adams, Jeremy Renner e Forest Whitaker. Genere: fantascienza, durata 120’. Dal 19 gennaio al cinema.
Il film è tratto dalla raccolta di Storie della tua vita di Ted Chiang (Frassinelli 15,73 euro).