L’elegante dimora settecentesca, si trova ad un paio di chilometri dal centro storico di Vicenza ed è immersa in uno splendido giardino all’italiana che le dona un’atmosfera di grande tranquillità.
Ad accogliere il visitatore, i simpatici personaggi che hanno dato il nome alla villa: una fila di diciassette nani di pietra, che sorvegliano la proprietà dall’alto del muro di cinta. Insieme alle tre grandi statue che sormontano il tetto della dimora, creano una cornice molto suggestiva.
Ma i veri protagonisti di Villa Vamarana sono due giganti della pittura: Giambattista e Giandomenico Tiepolo, autori dello straordinario ciclo di affreschi che fanno di questa residenza, un vero scrigno d’arte.
Chiamati dal proprietario Giustino Valmanara nel 1757, i due artisti lavorarono agli affreschi della villa per quattro mesi: Giambattista, si occupò delle cinque stanze al primo piano, Giandomenico, allora trentenne, di quelle della Foresteria. Ognuno con il proprio stile: nobile e solenne quello del padre, naturale e realistico quello del figlio. L’edificio principale, risalente alla seconda metà del Seicento, fu acquistato da Giustino nel 1720. I lavori di ampliamento furono affidati all’architetto Francesco Muttoni, che realizzò anche la Foresteria, dedicata agli ospiti della nobile famiglia e la Scuderia per ricoverare i cavalli.
Il proprietario, amante dell’arte e della letteratura, voleva che gli interni della sua residenza fossero spettacolari, e per decorarli si rivolse ai Tiepolo, i famosi maestri veneziani, che interpellò senza badare a spese. Oggi, nelle stanze dell’antica dimora, si fa un viaggio nella pittura di questi due grandi artisti, a cominciare dagli episodi epici e mitologici, di Giambattista.
Nel salone centrale di villa Valmarana, si rimane estasiati davanti all’affresco che raffigura il Sacrificio di Ifigenia. L’uso magistrale che Giambattista Tiepolo fece della prospettiva, dona all’opera un incredibile effetto tridimensionale. La nuvola sulla quale arriva la cerva che salverà Ifigenia dal sacrificio, sembra sospesa nell’aria; la mano di uno dei presenti sembra uscire dal dipinto. Tra le candide colonne, si svolge una scena straordinaria: si vede Agamennone, affranto dal dolore, coprirsi il volto con il mantello per non assistere al supplizio della figlia, che ormai rassegnata, attende che si compia il suo destino. Intorno, la folla incredula che alza gli occhi al cielo. L’espressione dei soggetti e i colori usati, ne fanno probabilmente l’ambiente più sorprendente di Villa Valmanara.
Giustino Valmarana, volle che i dipinti delle sale al primo piano, fossero ispirati ai capolavori dell’epoca: oltre alla sala di Ifigenia, ci sono quella dell’Iliade, dell’Odissea, dell’Eneide e della Gerusalemme Liberata. Sono decorate fino ai soffitti, e gli episodi narrati appaiono così realistici che i personaggi sembrano prendere vita. Davanti ai protagonisti di questi grandi classici, Achille, Enea, Orlando e Didone, e alle scene più significative delle opere, come l’Amore tra Angelica e Medoro e l’Addio di Rinaldo ad Armida, si ha l’impressione di osservare una rappresentazione teatrale, più che un dipinto.
Ad enfatizzarne la bellezza, i fregi e le cornici realizzati da Gerolamo Mengozzi Colonna.
LA FORESTERIA
I decori della Foresteria, sono di Giandomenico Tiepolo, il cui stile è decisamente più realistico di quello del padre. Non più temi epici e mitologici, ma scene di vita quotidiana, in cui Tiepolo figlio, sceglie di rappresentare la realtà dei contadini veneti e dei signorotti borghesi. Cambiano anche i colori, più vividi e intensi. E il protagonista dei dipinti è il paesaggio, nel quale i personaggi vengono immortalati in atteggiamenti naturali.
Nella sala dei Contadini, si vede la scena di una famiglia che pranza con un’enorme polenta su una tovaglia bianca, o quella dei contadini che fanno una siesta sotto gli alberi, con gli uomini che chiacchierano e la donna che regge un fuso.
Poi la vecchia con il cesto delle uova e le donne che si recano al mercato.
Scene di vita campestre, anche sulle pareti della sala delle Passeggiate, dove c’è un’opera in cui si ritrova il gusto per la teatralità, tanto caro al padre Giambattista. È l’affresco intitolato Gli Amanti, dove i protagonisti sembrano due attori.
Nella sala delle Cineserie, Giandomenico Tiepolo ha realizzato dipinti in stile orientale che evocano l’Impero celeste. Di grande suggestione, l’immagine del pino marittimo, con i rami che sembrano allungarsi nella stanza.
Le ultime sale, sono dedicate al Carnevale di Venezia e agli dei dell’Olimpo. Qui c’è anche il tocco di Giambattista, che ha dipinto un imperturbabile Giove, disteso su una nuvola con tre saette in mano e un’aquila ai suoi piedi.
Usciti dalla villa, dopo una visita al bel giardino che la circonda, vale la pena ammirare il panorama che si apre sulla Valletta del Silenzio, una rigogliosa distesa di pini e alberi da frutto che circonda la splendida dimora.
INFO UTILI:
Villa Valmanara ai Nani, Stradella dei Nani 8, è visitabile dal 10 marzo al 4 novembre, da martedì a domenica, dalle 10:00 alle 12,30 e dalle 15:00 alle 18:00. Ingresso 9,00 € con sconti per studenti e gruppi.
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Trasporti pubblici
Per risparmiare su tutta la rete della Underground, la metropolitana londinese che attraversa tutta la città, sugli autobus, sui tram ed alcuni treni locali, c’è la Visitor Oyster Card. È una carta ricaricabile dalla quale viene scalato il costo del biglietto ogni volta che si sale su un mezzo pubblico. Ce ne sono a partire da 10 £ (circa 12 €), cui si aggiungono 3 £ (quasi 4 €), per i costi di attivazione. Esaurito il credito, si può effettuare la ricarica nelle stazioni della metropolitana. C’è poi la Travelcard, con la quale si possono effettuare viaggi illimitati per un determinato periodo di tempo (da 1 a 7 giorni), ma solo in alcune delle 9 zone in cui è divisa Londra.
La Travelcard, è acquistabile insieme al London Pass (londonpass.com), una carta con la quale si può accedere gratuitamente a 55 dei più importanti luoghi di interesse e tour di Londra, e di usufruire di sconti in diversi negozi e ristoranti. Può durare da 1 a 6 giorni e garantisce l’accesso a tutte le attrazioni che si vogliono visitare fino ad un tetto stabilito. Il London Pass per un’intera giornata ad esempio, costa 44 £, (circa 50 €), e consente ingressi fino ad un massimo di 80 £ (circa 91,50 €). Si può scegliere anche l’opzione “trasporto”, che include gli spostamenti con i mezzi pubblici per le zone di Londra da 1 a 6. (London Pass+trasporto per un giorno 52 £, poco più di 59 €).
In Taxi
I famosi taxi neri di Londra, sono probabilmente la scelta più costosa per spostarsi, ma anche la più sicura per le donne che si muovono da sole la sera, che possono scegliere un servizio di taxi guidato da personale femminile. (Ladycabs tel.0044 20 7272 3300).
Un modo suggestivo per visitare la città, è a bordo delle imbarcazioni che navigano sul Tamigi (thamesclippers.com), che costeggiano molte delle mete più gettonate della City.
In auto
Per chi non volesse rinunciare alla propria auto in un viaggio a Londra, oltre a doversi adattare al sistema di guida inglese, è tenuto a pagare la Congestion charge, una tariffa di 10 £ (circa 11,50 €) per circolare e sostare nel centro di Londra nei giorni feriali dalle 7.00 alle 18.00. La si può pagare online o nei negozi che espongono il logo. Tutte le informazioni sono sul sito: tfl.gov.uk.
In bicicletta
Sullo stesso sito trovate anche il Barclays Cycle Hire, il servizio di noleggio biciclette attivo soprattutto nella Central London. È il modo più pratico e veloce di spostarsi per la città. Basta recarsi al punto di noleggio più vicino e acquistare un abbonamento come fruitore occasionale. Vi verrà dato un codice che digiterete per sbloccare la bici, che potrete riconsegnare anche in un punto diverso da quello in cui l’avete noleggiata. Per i primi 30 minuti, il servizio è gratuito, poi scattano le tariffe a tempo. Si parte da un abbonamento breve di 24 ore, al costo di una sterlina (poco più di un euro), a cui si aggiunge una sterlina per un’ora di utilizzo, 6 £ (quasi 7 €) per 2 ore, 15 £ (circa 17 €) per tre ore, fino ad un massimo di 50 £ (poco più di 57 €) per 24 ore. Non sarà il modo più economico di visitare Londra, ma un giretto di un’ora in piena libertà nella splendida capitale londinese….vale sicuramente la pena!
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In questo nostro viaggio andiamo alla scoperta delle sue bellissime località, a cominciare da Nosy Be, la cartolina del Madagascar, meta ricca di fascino, in cui il viaggio è sinonimo di avventura.
Vero crogiuolo di culture, Nosy Be, è un arcipelago situato a nord-ovest del Madagascar, con spiagge ombreggiate da palme, interni lussureggianti e fondali brulicanti di vita. È una destinazione balneare, grazie agli alisei che rendono il clima mite da giugno a novembre. Tappa finale dell’espansione omanita in Africa, vanta un mix di culture sorprendente: qui vivono bantu, arabi, francesi e indiani.
I suoi contrasti sono evidenti a Hell-Ville, il capoluogo, con le botteghe artigiane, i pescherecci, il coloratissimo mercato e le assordanti discoteche.
Attorno a Nosy Be, sorgono numerosi isolotti, tutti con caratteristiche differenti: c’è Nosy Komba, una riserva naturale circondata da spiagge e ammantata di foreste popolate di lemuri, le proscimmie del Madagascar. Nelle vicinanze, si aprono i fondali corallini del parco sottomarino di Nosy Tanikeòly. Più al largo, le isole Mitsio, il paradiso dei sub.
A sud-est di Nosy Be, c’è Nosy Iranja, formata da due isolette collegate tra loro da una striscia di sabbia lunga circa 1,5 km. È nota anche come “l’isola delle tartarughe”, in quanto qui si assiste al meraviglioso spettacolo della nascita di queste splendide creature. Di notte le tartarughe marine la raggiungono per depositare le uova, all’alba avviene la schiusa dei gusci e si vedono i piccoli correre verso il mare.
Poi c’è la penisola di Tahiry Nanahary, dove si attraversa la giungla a piedi o in piroga. E per godere del più bel panorama sull’arcipelago, si salgono i 329 metri del Mont Passot.
Nosy Be è nota come “l’isola profumata”, grazie alla sorprendente vegetazione, che accoglie ben 12mila specie botaniche, tra le quali piante di caffè, pepe, vaniglia, cannella e zenzero. Ma anche rafia, buganvillea, orchidee, cotone, canna da zucchero, agave riso e frutti tropicali. E l’ylang ylang, pianta autoctona dal tronco corto e nodoso, dai cui fiori si ricava l’essenza usata per fissare i profumi.
Un’altra splendida località del Madagascar, rinomata meta turistica, è l’isola di Saint-Marie, paradiso tropicale a una decina di chilometri al largo della costa centro-orientale. Vanta spiagge lunghissime e grazie ai numerosi sentieri, è l’ideale per gli amanti delle escursioni e delle passeggiate all’aria aperta. Su quest’isola, si possono abbinare il trekking nella giungla, il mare e il whalewatching, per il quale è molto famosa. Da luglio a ottobre infatti, si avvistano le balene a poca distanza dalla costa.
Merita una sosta, anche la capitale del Madagascar, Antananarivo (o Tananarive), la città in cui si scoprono i problemi di un Paese tra i più arretrati al mondo: alla povertà, si aggiungono i conflitti politici e un elevato tasso di criminalità. Il suo mercato è un’esplosione di colori e prodotti esotici, ma bisogna prestare attenzione ai borseggiatori, che spesso prendono di mira i turisti. Meglio non portare con sé oggetti di valore. È sconsigliato muoversi in città di notte.
Antananarivo sorge al centro della regione degli hatus plateaux, altipiani dagli incredibili paesaggi: savana a nord-ovest, risaie a perdita d’occhio a sud, foreste sconfinate a est.
Qui si trova anche uno dei parchi più interessanti del Paese: Parc National des Tsingy de Bemaraha, una distesa incredibile di pinnacoli di roccia calcarea modellati dal vento.
Altrettanto spettacolare, il viale dei baobab di Morondava, lungo la costa centro-meridionale, dove decine di esemplari di questi giganteschi alberi, formano una strada bordata che crea un’immagine di grande suggestione. È uno dei luoghi più fotografati del Madagascar.
Altra tappa imperdibile, è il Parc National de Isalo, un massiccio dove rocce calcaree e basaltiche formano un paesaggio straordinario, fatto di coni, picchi, pinnacoli, tavolati e centinaia di massi a forma di fungo. All’interno del parco si trova il Canyon des Singes (delle scimmie), un deserto di pietra in cui si trova una lussureggiante oasi tropicale.
SPORT PER TUTTI I GUSTI
Una vacanza in Madagascar offre diverse occasioni per praticare sport. Le immersioni, si fanno a largo di Nosy Be, Sainte-Marie, le isole Mitsio e di Tuléar.
Per quanto riguarda il trekking, ci sono percorsi facili a Isalo, Nosy Be e Sainte-Marie. Chi è disposto ad avventurarsi tra fango, guado e sanguisughe, può scegliere i percorsi della penisola di Masoala, della Route des Contrabandieres o del Parco Nazionale di Ranomafana.
La zona migliore per il kayak è quella attorno alla penisola di Masoala. Per gli appassionati di pesca d’altura, le basi migliori sono Nosy Be e Sainte-Marie.
INFO UTILI:
il periodo migliore per una vacanza in Madagascar è da aprile a dicembre. Occorrono il passaporto e il visto rilasciato dall’Ambasciata del Madagascar a Roma, tel. 0636300183.
Lingua: francese e malgascio. Fuso orario: due ore in più rispetto all’Italia; 1 con l’ora legale. Valuta: franco malgascio (FM); 1 euro equivale a 6,8 franchi.
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Walton ha vissuto a Ischia dal 1949, e La Mortella, che prende il nome dal “mirto divino”, si è sviluppato attorno alla casa in cui abitava con la moglie.
Appena varcato il cancello d’ingresso, si ha la sensazione di trovarsi fuori dal mondo, in un’oasi di pace e quiete assolute.
Vi crescono piante tropicali e subtropicali provenienti da diverse parti del mondo. Perfettamente integrate nel paesaggio, serre, pergole e padiglioni, offrono continue scoperte. Il Tempio del Sole, la Serra delle Orchidee, il Ninfeo e la Voliera, sono gli elementi più sorprendenti del paesaggio.
ITINERARIO DI VISITA
Si parte da Valle o giardino inferiore, la cui progettazione fu affidata al famoso architetto paesaggista Russell Page, che nel 1956, ne disegnò l’impianto, integrandolo tra le pittoresche formazioni rocciose di origine vulcanica e arricchendolo con fontane, piscine e corsi d’acqua che sono diventate l’habitat naturale di una spettacolare varietà di piante acquatiche, quali papiro, fior di loto e ninfee tropicali.
Al centro del giardino, scorre un corso d’acqua proveniente dalla “Fontana bassa” a otto lati, disegnata da Russell Page in occasione dell’ottantesimo compleanno di Sir William. La fontana, all’ombra della gigantesca Chorysia speciosa, piantata da Lady Walton nel 1983, è circondata da splendide Magnolie e da una straordinaria collezione di Cycadaceae.
Poco più avanti, proprio al centro del giardino, si incontra la Fontana Grande, uno scenografico getto d’acqua inserito tra imponenti rocce vulcaniche. Trovo che sia una delle parti più belle del parco! Tutt’intorno, la sorprendente natura del paesaggio: alzando lo sguardo si ammira la maestosa collina sulla quale si arrampicano piante di ogni forma e colore. Si osservano i viali, i sentieri, le scalette e i muri a secco, che conducono il visitatore nella parte più alta del giardino, aperto sugli splendidi panorami della baia di Forio.
Prima di proseguire verso la Collina, è d’obbligo visitare la splendida Serra Tropicale, “Victoria House”, che ospita la Ninfea Gigante Victoria amazonica. La vasca in cui cresce, è sorvegliata dalla “Bocca”, una scultura di Simon Verity che riproduce la maschera disegnata da John Piper sul sipario di Facade, un famoso intrattenimento musicale di William Walton.
Coloratissimi rampicanti, fiori pensili, splendidi esemplari di orchidee, bromelie e aracaceae incorniciano la vasca creando un ambiente di grande suggestione.
Da qui, si sale verso la Collina, o giardino superiore, ideato e sviluppato da Lady Walton, a partire dal 1983, anno della scomparsa del marito William. Lo si raggiunge attraverso una scala che si snoda tra i muretti a secco, sempre accompagnati dagli splendidi panorami sulla baia sottostante.
Lungo il percorso, si incontrano il bar del parco, arredato in stile coloniale, la Serra delle Orchidee, la Voliera e il Museo di William Walton, dove si ammirano il pianoforte al quale il maestro suonava, un teatrino di Lele Luzzati, bozzetti, libri, manifesti di film e fotografie di Cecil Beaton. Il sabato e la domenica, la sala recite del museo, ospita concerti di musica da camera.
Su uno dei punti più panoramici del giardino, tra la rigogliosa vegetazione mediterranea e le splendide fioriture, si scopre la Roccia di William, che custodisce le ceneri del grande compositore. È a forma di piramide, e William la scelse come “sua pietra”, il giorno in cui acquistò la proprietà.
Una scalinata che parte dal belvedere vicino, conduce al Tempio del Sole, un’antica cisterna di acqua piovana in cui sono stati ricavati tre ambienti illuminati dai raggi del sole che filtrano da alcune feritoie poste sul soffitto. Sulle pareti si ammirano incisioni e bassorilievi erotici di ispirazione mitologica, realizzati da Simon Verity, raffiguranti Apollo, dio del sole e della musica, e l’eterno ciclo della vita. E’ diviso nella stanza della nascita, della vita adulta e della morte, con la Sibilla Cumana. Tra i bassorilievi, si ammirano alcune frasi dei brani di William Walton.
Usciti dal Tempio, si prosegue verso la splendida Fontana del Coccodrillo, circondata da meravigliosi esemplari di Agapanthus campanulatus ed Enchephalartos. Accompagnati dal verso dei simpatici ranocchi che la abitano, si percorre il sentiero che la circonda, ricco di profumatissimi cespugli di erbe aromatiche.
Conduce al panoramico Teatro Greco, con le gradinate ombreggiate da alberi e vegetazione mediterranea. È affacciato sul mare, ed è particolarmente suggestivo la sera, quando tutto illuminato. Il teatro fa da quinta ai concerti di musica sinfonica, organizzati dalla Fondazione William Walton e La Mortella, centro studio dei giovani musicisti di talento, ai quali offre anche borse di studio.
Tra i concerti e le serate all’insegna del teatro, del jazz e del cinema, il programma della Mortella è sempre ricco di eventi e non smette di regalare emozioni. Per informazioni su quelli in programma nella stagione 2012, potete visitare il sito: www.lamortella.org.
Lasciato il Teatro, si prosegue lungo un rigoglioso viale di bambù, che conduce ad un tranquillo angolo in collina, che accoglie la Sala Thai, un padiglione di meditazione thailandese, immerso tra i fiori di loto e gli aceri giapponesi.
È il punto più alto del monte Zaro, dal quale lo sguardo abbraccia tutta la baia di Forio fino alla bianchissima chiesa del Soccorso.
La bellezza di questo parco, eletto nel 2004 dai Grandi Giardini Italiani, “Giardino più bello d’Italia”, si deve senz’altro all’amore per la natura di Lady Walton, scomparsa due anni fa e ricordata in un altro luogo incantato: il Ninfeo, annunciato dalla rigogliosa vegetazione mediterranea che accarezza le rocce della collina. Al termine di un sorprendente paesaggio naturale, ricco dei mirti che hanno dato il nome al giardino, si trova una fontana d’acciaio, detta lo “Specchio dell’Anima”. Su un lato, all’interno di una piccola grotta, c’è un’Afrodite distesa su una roccia da cui scorre una fontana. Questo luogo, è il memoriale di Lady Walton.
Info utili:
il Giardino La Mortella, si trova in località Zaro, in via Francesco Calise 39. Si può raggiungere in auto, seguendo la strada principale che circonda l’isola o in autobus, con le linee CS, 1 e 2 da Ischia, Casamicciola e Lacco Ameno e le linee 1, 2, CD e CS, da Forio. Il Parco è dotato di un ampio parcheggio in collina ad accesso gratuito.
È aperto da Aprile a Ottobre, il martedì, il giovedì, il sabato e la domenica. Ingresso: 12,00 €.
Le mie foto dei Giardini La Mortella
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GAUDÌ E LA SAGRADA FAMILIA
Il 7 giugno del 1926, Antoni Gaudí, fu investito da un tram all’incrocio tra la Gran Via de les Corts Catalanes e il carrer de Bailén.
Scambiato per un barbone, fu portato all’ospedale dei poveri, dove morì tre giorni dopo. Fu seppellito nella cripta della Sagrada Familia, edificio simbolo della città, dove aveva vissuto giorno e notte negli ultimi sei mesi.
Quando gli si domandava come mai, dopo più di quarant’anni, i lavori della chiesa procedessero così lentamente, lui rispondeva che il suo cliente non aveva fretta. “Dio ha tutto il tempo del mondo”.
In ogni sua costruzione, Gaudí è riuscito a mescolare sapientemente colori e materiali, dando vita a capolavori che simboleggiano in ogni dettaglio la cristianità. Le linee delle sue opere, curiosamente ondulate, sono frutto di un attento studio della natura.
Gaudí sosteneva che le linee rette sono degli uomini; quelle curve di Dio.
Oggi il suo lavoro attira milioni di visitatori da tutto il mondo, ma negli anni Venti del Novecento, gli costò diverse critiche. Molti suoi colleghi, consideravano il suo stile già superato. A Picasso non piaceva, e nel 1938, durante la guerra civile spagnola, lo scrittore inglese George Orwell, spese parole durissime nei confronti della Sagrada Familia, definendola una degli edifici più orrendi al mondo.
Oggi, quello stesso edificio, è la principale attrazione della città, con due milioni di visitatori l’anno. È in costruzione dal 1882 e il termine dei lavori è previsto per il 2026, in occasione del centenario della morte di Gaudí.
La chiesa, realizzata grazie alle donazioni dei fedeli, fu consacrata da Papa Benedetto XVI, nel novembre 2010. Ogni suo dettaglio è simbolico, a cominciare dalle guglie, che alla fine saranno 18. Sono alte 115 metri e rappresentano Gesù, la Vergine Maria, i quattro Evangelisti e i dodici Apostoli. Finora ne sono state completate otto; quattro su ogni facciata. La più alta, toccherà i 170 metri di altezza.
Alla lunga storia della costruzione della chiesa, è dedicato un museo, ospitato all’interno della chiesa, dove si possono vedere gli operai che lavorano le pietre utilizzate per costruire l’edificio.
CASA MILÀ
Un’altra sorprendente costruzione di Gaudí, è Casa Milà, nota anche come La Pedrera, una singolare struttura costruita tra il 1906 e il 1912. È l’ultimo edificio ad uso civile di Gaudí, che dal 1914 si dedicò completamente alla costruzione della Sagrada Familia. Casa Milà, di cui è possibile visitare l’androne, un appartamento e il tetto, si trova al numero 92 del Paseo de Gràcia e accoglie abitazioni private. È caratterizzata da una facciata irregolare dall’andamento curvilineo, che si ripete anche all’interno rendendo difficile la disposizione dei mobili. Molti la considerano il capolavoro di Gaudí.
CASA CALVET
A poca distanza, sorge Casa Calvet, l’opera che nel 1900, gli vece vincere il premio come migliore costruzione della città. Gli fu commissionata da un produttore di tessuti, fu realizzata in pietra di Montjuïc e ha una splendida facciata baroccheggiante. Le linee eleganti, l’equilibrio e la simmetria degli elementi, fanno intuire immediatamente che si tratta dell’edificio più conservatore di Gaudí. Il piano terra e un seminterrato erano destinati agli uffici, il piano nobile ad uso dei proprietari e altri tre piani di appartamenti erano affittati. Non si può visitare, ma ospita il ristorante Casa Calvet. Si trova in Carrer de Casp 48.
CASA BATLLÓ
Sempre sul Paseo de Gràcia, si ammira Casa Batllò, un palazzo completamente ristrutturato da Gaudí tra il 1904 e il 1906. Qui l’architetto giocò molto con la luce e fece un ampio utilizzo dei colori, in particolare del blu e del rosa. La dimensione delle finestre, è diversa ad ogni piano. Sono più grandi in basso e più piccole verso l’alto, in modo da garantire un’illuminazione uniforme in tutte le stanze dell’edificio.
La forma del tetto in maiolica, è ispirata al dorso di un drago. In cima alla torretta, si trova una croce a quattro bulbi, un elemento ricorrente in molte opere di Gaudì, che qui, per la prima volta, progettò anche l’illuminazione dell’edificio. La parte superiore della facciata è coperta da pasta vitrea colorata. Il balcone al terzo piano ha la forma di un fiore. Si trova al numero 43 del Paseo de Gràcia.
PALAU GÜELL
Oltre la Plaça de Catalunya, vicino le Ramblas, svetta Palau Güell, commissionatogli dall’industriale Eusebi Güell, il suo più grande mecenate. Gaudí realizzò il palazzo nella seconda metà degli anni Ottanta, facendo ampio uso di decorazioni e comignoli colorati. La costruzione è ricca di sorprese: sul soffitto del salone principale, sono stati praticati dei fori, nei quali, di notte, venivano sistemate delle lanterne che simulavano un cielo stellato.
Superate le Ramblas, in Plaça Reial, spiccano altre singolari opere dell’artista: due lampioni in ghisa e pietra realizzati nel 1878, subito dopo la laurea. Fu la sua prima commissione.
CASA VICENS
Questo straordinario edificio, completato nel 1889, è la sua prima opera importante, si trova al numero 24 di carrer de les Carolines, ma non è visitabile. L’architettura, di chiara influenza moresca, ha la facciata decorata con azulejos colorate, piastrelle dai motivi floreali, disegnate personalmente da Gaudí e prodotte nella fabbrica di Manuel Vicens, il suo committente.
TORRE DE BELLESGUARD
Di ispirazione gotica, è invece la Torre de Bellesguard, eretta sui resti della residenza estiva di Martino I, l’ultimo re della dinastia catalana, morto nel 1410.
L’edifico, si trova ai piedi del monte Collserola, alla periferia di Barcellona. È una proprietà privata non visitabile internamente. Gaudí ci lavorò fino al 1909. Fu poi completato da Domènec Sugranes nel 1917.
PARC GÜELL
Sempre in periferia, e precisamente sulla Muntanya Pelada, si trova il villaggio-giardino in cui Gaudí visse per vent’anni, dal 1906 al 1926. È un parco immenso che offre una vista spettacolare su Barcellona e ospita solo due case. Una, è sede del Museo Gaudí. Il parco è rimasto incompiuto dal 1914, accoglie una coloratissima panca a forma di dragone e una scenografica fontana alimentata con l’acqua piovana.
COLLEGGIO TERESIANO
È un edificio dalla struttura relativamente semplice, per il quale Gaudí ideò degli archi parabolici per i corridoi, attraversati dalla luce naturale, e i portoni d’ingresso. Si trova al numero 85 del Carrer de Ganduxer, è visitabile solo in parte, il sabato e la domenica, perché vi ha ancora sede la scuola dell’ordine delle suore.
FINCA E COLONIA GÜELL
Alla Colonia Güell, nel quartiere di Santa Coloma de Cervelló, Gaudí, realizzò solo una cripta, ma si tratta di un vero capolavoro. Ciò che contraddistingue la costruzione, è l’uso delle colonne che la sostengono, assolutamente innovativo e straordinario: sono inclinate a seconda del peso che devono sostenere.
Non resta che visitare i padiglioni di Finca Güell, con un cancello in ferro battuto e la Porta del Drago, considerata una delle meraviglie del modernismo catalano. Fu costruita tra il 1884 e il 1887, come residenza estiva della famiglia Güell. Si trova al numero 7 dell’Avendida de Pedralbes e ospita la cattedra dedicata a Gaudì dalla Scuola superiore di architettura di Barcellona. Gli interni non sono visitabili.
]]>Noto con il nome unico di “Ramblas”, in realtà il viale è formato da cinque strade alberate con nomi differenti. Tra venditori di fiori, edicole, suonatori e artisti di strada, passeggiare per Las Ramblas, è un’esperienza irrinunciabile per chi visita la città.
Il suo nome deriva da raml, in arabo sabbia, in quanto un tempo qui scorreva un piccolo torrente. L’origine del luogo è richiamata anche dal pavimento a onde creato da Jean Mirò. Il nome, Las Ramblas, è al plurale perché il viale è formato da cinque tratti diversi che dividono il Barrio Gotico a sinistra, dal Raval a destra.
Il primo tratto, uscendo dalla fermata metropolitana di Plaça Catalunya, si chiama Rambla de Canaletes, luogo di ritrovo dei tifosi del Barça per festeggiare le vittorie della squadra. Prende il nome dalla Font de Canaletes famosa perché chi beve la sua acqua tornerà sicuramente a visitare la città.
I vicoli laterali della Ramblas, riservano piacevoli sorprese. C’è quello che porta alla chiesa di Santa Ana con un bellissimo chiostro gotico e un lussureggiante giardino: un’oasi di pace nel trambusto delle Ramblas. Entrati dal portone, si è avvolti da un’atmosfera di tranquillità e pace, l’unico rumore è quello della fontana, a dispetto del traffico della vicina Plaça De Catalunya.
Da Carrer Santa Ana, inizia la Rambla dels Estudis, presa d’assalto dai venditori di canarini e pappagalli. Come in tutti i grandi centri turistici, le Ramblas, sono un vero e proprio teatro a cielo aperto, piene di musicisti e artisti di strada. Qui la gente si ferma a guardare i mimi e i giocolieri, rendendo difficile il passaggio.
Al Carrer de la Porta Ferrisa, si trova una delle sedi del governo catalano: Palau Moja. Si può entrare nell’elegante corte per assistere ad una delle mostre gratuite sempre in programma nelle sale al piano terra.
Di fronte, ci sono la Església de Betlem, costruita dai gesuiti nel 1681 e il Palau de la Virreina, dalla facciata roccocò. Ospita sempre mostre di fotografia e arte; nel cortile si ammiarano i Gegants Vells di carnevale, le enormi figure di re Jaume I e sua moglie Violante.
Da qui parte la Rambla de Sant Josep, conosciuta come Rambla de las Flores, per i coloratissimi chioschi di fiori. È il punto più affollato di tutto il viale, si trova all’altezza del Mercat de la Boqueria, altra nota istituzione di Barcellona: un enorme mercato coperto, dov’è possibile mangiare e acquistare ogni genere alimentare, dalla frutta alla verdura, alla carne al pesce, ai salumi.
Arrivati in Plaça de la Boqueria, abbassate lo sguardo. Proprio sotto ai vostri piedi c’è Pla de l’Os, il coloratissimo mosaico circolare ideato da Jean Mirò con tanto di piastrella autografata. Qui inizia la Ramblas dels Caputxins, dove si trova il Liceu, noto teatro lirico ottocentesco, ricostruito dopo un incendio del 1994.
Dalla parte opposta, si apre invece la Plaça Reial, con i bei portici, le facciate neoclassiche, le palme e i lampioni progettati da Gaudì. La piazza brulica di bar e ristoranti, che ne fanno un vivace luogo di ritrovo per barcellonesi e turisti.
L’ultimo tratto, è la Rambla de Santa Mònica, aperta verso il mare. Punto di arrivo della Ramblas, è Plaça del Portal de la Pau, dominata dal Monument a Colom (monumento a Cristoforo Colombo), un grandioso obelisco di sessanta metri, costruito per l’Esposizione Universale del 1888.
Tramite un ascensore, si sale sulla terrazza per ammirare la città dall’alto. Lo sguardo abbraccia tutta la Rambla fino a Plaça de Catalunya.
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Oltre al Museo Riso, a Palermo, sono essenzialmente due gli scrigni d’arte da visitare: la Galleria di Palazzo Abatellis e la Galleria d’Arte Moderna.
La prima, ha sede nelle sale di un bel palazzo quattrocentesco. Il visitatore è accolto da ampi saloni in cui trovano posto sculture, dipinti e arte sacra databili dal XIV al XVII secolo. Il più grande capolavoro della Galleria di Palazzo Abatellis, è sicuramente L’Annunziata di Antonello da Messina, uno straordinario ritratto della Vergine che è stato paragonato perfino alla Gioconda di Leonardo.
A poca distanza, si trova la GAM-Galleria d’Arte Moderna, allestita negli spazi dell’ex convento di Sant’Anna, un monumentale complesso risalente al 1480, che il mercante catalano Gaspare Bonet, si fece costruire come residenza privata. All’interno, in un piacevole contrasto tra il vecchio edificio e l’allestimento contemporaneo, sono esposte duecento opere, tra dipinti e sculture, che raccontano lo sviluppo dell’arte in Sicilia tra la fine del Settecento e i primi anni del Novecento.
Fra gli artisti in mostra, Renato Guttuso, Fausto Pirandello e Carlo Carrà.
Info utili:
Il Museo Riso ha sede a Palazzo Riso in Corso Vittorio Emanuele 365.
È visitabile il martedì e la domenica dalle 10.00 alle 20.00 e il giovedì e il venerdì dalle 10.00 alle 22.00. Ingresso 5,00 €.
La Galleria di Palazzo Abatellis, si trova in via Alloro 4; è visitabile dal martedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18.00; sabato, domenica e festivi dalle 9.00 alle 13.00. Ingresso 8,00 €.
La GAM, è in via S. Anna 21. È visitabile da martedì a domenica dalle 9.30 alle 18.30. Ingresso 7,00 €.
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]]>In questo nostro viaggio andiamo alla scoperta dei suoi monumenti simbolo.
CATTEDRALE
A cominciare dalla Cattedrale, un imponente edificio che affascina per il sorprendente mix di stili architettonici dovuto alle varie fasi della sua costruzione. La cupola ad esempio è del Settecento, mentre le absidi, sono quelle originarie del Medioevo, con i caratteristici archi intrecciati.
L’interno, tutto bianco, è arricchito da maestose colonne alle quali sono addossate statue cinquecentesche di santi. Una delle cappelle custodisce le tombe di alcuni re siciliani e dell’imperatore Federico II di Svevia; un’altra, il reliquiario della santa patrona Rosalia.
PIAZZA DEI QUATTRO CANTI
All’incrocio tra via Mequeda e via Vittorio Emanuele, sorge piazza Vigliena, realizzata e decorata nel XVII secolo. È conosciuta da tutti come “piazza dei Quattro canti” o anche come “Teatro del Sole”, perché è inondata di luce dall’alba al tramonto. Ai quattro angoli, venne realizzato uno sfarzoso apparato barocco di statue e fontane, con re e santi, posti a vigilare quello che all’epoca, era il centro della città. Si formarono così delle quinte, che secondo gli storici servivano a nascondere ai passanti le fatiscenti baracche del popolo che si accalcava attorno ai palazzi nobiliari.
FONTANA PRETORIA
A poca distanza da piazza dei Quattro canti, si trova questa scenografica fontana cinquecentesca, con le vasche a diversi livelli, collegate da ponticelli e ornate con statue di divinità e personaggi mitologici. È uno dei monumenti più fotografati di Palermo. Il nobile Luigi di Toledo, fece costruire la fontana per un terreno di sua proprietà, ma sopraffatto dai debiti, si decise a venderla al Senato. La Fontana Pretoria arrivò a Palermo nel 1574, smontata in 644 pezzi. Era così grande che i notabili non sapevano dove metterla e per farle posto demolirono alcune costruzioni proprio di fronte al palazzo municipale. Sia la fontana che la piazza, vennero a lungo chiamate “della vergogna” per la presenza di statue ignude.
PALAZZO DEI NORMANNI
L’edificio sorge all’estremità di via Vittorio Emanuele, tra due piazze alberate. Fu residenza dei Sovrani normanni durante il Medioevo, e in seguito dei Viceré spagnoli. È stato più volte ristrutturato e modificato e quindi oggi presenta un vivace mix di stili architettonici e decorativi.
Attualmente ospita il Parlamento siciliano, il più antico d’Europa, che si riunisce nella sala d’Ercole, decorata con splendidi affreschi settecenteschi.
Nel palazzo si visitano diversi saloni, tra cui gli appartamenti reali, risalenti all’originario palazzo normanno, con straordinari mosaici a fondo oro. Sulla torre pisana, alla fine del Settecento fu collocato un osservatorio astronomico. Durante l’estate, le terrazze ospitano eventi, spettacoli e concerti.
CAPPELLA PALATINA
Si trova al primo piano del Palazzo dei Normanni, risale al XII secolo ed tra le chiese più preziose di Palermo. È stata restaurata nel 2008 e sebbene non sia molto grande, è ricca di decorazioni. Straordinarie, quelle dell’originale chiesa medievale. Mirabili, anche gli splendidi mosaici attribuibili alla scuola bizantina: il Cristo Pantocratore dell’abside e le immagini sopra al presbiterio, spiccano per la loro brillantezza. Di grande interesse, anche il soffitto in legno risalente al 1100.
La sua realizzazione fu affidata a maestranze islamiche che crearono una copertura ad alveoli “muqarnas”, tipici delle moschee.
Gli altri preziosi elementi sono il pulpito di marmo, ornato da intarsi a mosaico di porfido e malachite, e il candelabro pasquale: oltre quattro metri di marmo completamente ricoperto da sculture.
TEATRO MASSIMO
Il Teatro dell’Opera di Palermo, risale a fine Ottocento ed è considerato il capolavoro in stile liberty di Giovanni Battista Basile.
È intitolato a Giuseppe Verdi, si estende su una superficie di 7.700 metri quadri, è il pi grande d’Italia e uno dei più vasti d’Europa. Per costruirlo non si badò a spese e si buttò giù un intero quartiere. All’interno, c’è una vasta sala con cinque ordini di palchi e un’ampia galleria. Vi si tengono spettacoli d’opera e balletto.
SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI
È il più noto monumento della città normanna, di cui spesso è considerato il simbolo. Era la chiesa di un monastero benedettino fatto costruire da re Ruggiero II nel 1136. Fu realizzato da maestranze arabe, alle quali deve la particolare forma squadrata e le cupole, tipiche dell’architettura islamica. Probabilmente una parte dell’edificio era in precedenza una moschea. Il monastero aveva diversi privilegi. All’abate, che era il confessore del re, era permesso di raggiungere la chiesa tramite un camminamento privato che la collegava al Palazzo Reale.
San Giovanni è attualmente sconsacrata, ma conserva ancora il fascino di un tempo.
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Il Museo di Capodimonte, è adagiato in un parco risistemato nel ‘700 da Ferdinando Sanfelice, che al suo interno costruì un edificio che ospitasse la Real Fabbrica delle Porcellane. La nuova pinacoteca, che presenta arredi d’epoca, fu invece disegnata da Ezio De Felice e inaugurata nel 1957.
La collezione d’arte europea esposta nel museo, è tra le più prestigiose al mondo, oltre che tra le meglio allestite. La Galleria Farnese, l’Appartamento Reale e la Galleria Nazionale, ospitano numerosi protagonisti della storia artistica europea.
Tra i capolavori esposti, spiccano il Gruppo di armigeri di Michelangelo e il Ritratto di Letizia Ramolino del Canova. Poi alcune tele di Tiziano, tra cui due ritratti di papa Paolo III e una Danae in tutta la sua prorompente sensualità.
Una bellezza più ideale, traspare invece dalla Madonna con Bambino e due angeli, opera giovanile di Sandro Botticelli.
L’atmosfera si fa mistica nella Trasfigurazione di Giovanni Bellini dove la trascendenza dell’episodio biblico, è inserita in un ambiente profondo e luminoso, e nella drammatica perfezione della Crocifissione di Antonie Van Dyck, sublimazione pittorica di ogni sofferenza.
Il dolore di Cristo, è raffigurato anche nella Flagellazione del Caravaggio, un quadro in cui la tragedia del momento è resa dai netti contrasti tra luci ed ombre.
Altrettanto importante, è la serie di ritratti esposta al Museo di Capodimonte. Si ammirano quello del Mantegna, presente con il profilo del Cardinale Francesco Gonzaga, in posa da moneta; il ritratto di Galeazzo Sanvitale del Parmigianino, in cui si vede un conte dallo sguardo ammaliante e dal viso giovane e levigato; il Ritratto del vescovo Bernardo de’ Rossi del Lotto, dalle evidenti contaminazioni nordeuropee, il Ragazzo che soffia su un carbone di El Greco, dai toni decisamente più caldi e l’aristocratico compiacimento, che traspare dai volti del Goya.
Fra le tele a tema mitologico, spiccano l’Atalanta e Ippomene di Guido Reni, dov’è evidente l’armonia e la fluidità dei corpi raffigurati, e il Sileno ebbro, soggetto lievemente grottesco, del pittore spagnolo Jusepe de Ribera.
Oltre ai capolavori di Simone Martini, Annibale e Agostino Carracci, Pieter Brughel il Vecchio e i pittori napoletani Andrea Belvedere, Bernardo Cavallino e Luca Giordano, restano da vedere il salone da ballo, l’ambiente più sfarzoso del Palazzo di Capodimonte, e il salone di Maria Amalia di Sassonia, una sala dal valore inestimabile, interamente costituita da lastre di porcellana decorata. È la più alta espressione artistica della Real Fabbrica delle Porcellane di Capodimonte.
Il museo si trova in via Milano 2, ed è visitabile tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30 escluso il mercoledì.
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Nel 1777, Ferdinando IV decise di allestirvi la Collezione Farnese, iniziata da Alessandro Farnese nel 1547 (poi Paolo III) e arricchita dal nipote Alessandro. Successivamente, vi sistemò i reperti provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano, tra cui il Gabinetto segreto, con i famosi soggetti erotici. Con il tempo, il museo si arricchì di altre raccolte, come la Borgia e la Picchianti, e dei reperti delle campagne archeologiche in tutta l’Italia meridionale.
Questo museo vanta testimonianze storiche di eccezionale valore. Tra le opere da non perdere, c’è la sezione delle sculture marmoree, per lo più copie romane di originali classici, molti dei quali andati perduti.
Straordinari, l’Ercole Farnese (IV secolo a.C.), su originale bronzeo di Lisippo, che tanto influenzò la scultura rinascimentale italiana; il Doriforo di Policleto (V secolo a.C.) e il gruppo dei Tirannicidi Armodio e Aristogitone, riproduzione di un bronzo scolpito da Kritios e Nesiostes nel 477 a.C.
Della collezione di statue, fanno parte anche la Psiche di Capua, la statuetta ellenistica in bronzo del Fauno danzante e un monumentale Toro Farnese del II secolo a.C.
Appartiene alla raccolta Farnese, anche la celebre Tazza (II secolo a.C.). È in stile alessandrino, era usata durante le cerimonie rituali ed è costituita da un pezzo di agata a quattro strati finemente decorata a rilievo su entrambi i lati.
Dalla sezione dedicata alla scultura, si passa a quella della pittura, con importanti frammenti provenienti dalle città sepolte dall’eruzione del 79 d. C. Risalgono al II-I secolo a.C. e comprendono ritratti, come quello tardo neroniano di Paquio Proculo e la moglie, paesaggi, dalle nature morte alle scene mitologiche e della vita quotidiana, le pitture funerarie e alcune antiche architetture dipinte.
Altro pezzo imperdibile del museo, è la collezione dedicata all’Egitto, che copre il periodo dal 2700 a.C. circa, al I secolo a.C. Tra i pezzi esposti, anche oggetti di ispirazione egizia e i mosaici rinvenuti a Ercolano, Pompei e Stabia, tra cui la famosa Battaglia di Alessandro contro Dario, di grandi dimensioni. Qui, è stata anche ricostruita la Villa dei Papiri, con statue di marmo e bronzo ritrovate a Ercolano.
Nella sezione epigrafica del museo, si ammirano le famose Tavole di Eraclea (IV-III secolo a.C.), il documento in bronzo relativo alla delimitazione di alcuni terreni dei santuari di Dioniso e Atena ad Eraclea.
Infine, meritano una visita la sezione topografica, dove si scopre la protostoria del golfo partenopeo, e la raccolta dei crateri ceramici italioti e greci.
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, si trova in piazza Museo 19 ed è visitabile tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 9.00 alle 19.30.
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