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24th luglio
2011
written by Emozioni in Viaggio

 

Le città barocche della Val di Noto, dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 2002, sono un tripudio di quinte, colonne decorate con fiori e figure umane, e balconi sorretti da mensole figurate. Poi statue di angeli e demoni, splendide donne e gnomi deformi.

A Ibla, Noto, Modica, Scicli e Palazzolo Acreide, le antiche città in cui il terremoto del 1693 portò distruzione e morte, è come se la pietra germogliasse, nelle linee del barocco fiorito, dando vita a un paesaggio urbano unico al mondo.

Il viaggio inizia da Ibla, di fronte Ragusa, alla quale è unita in un intreccio di scale e ponti. È emozionante perdersi tra i suoi vicoli. Vale la pena visitarla nei pomeriggi d’estate, poco prima del tramonto, quando il sole l’avvolge con i suoi riflessi infuocati e crea uno spettacolo di grande suggestione. Le figure che adornano i palazzi sembrano prendere vita, illuminati dall’ultima luce del giorno.

Da non perdere, è la visita al duomo di San Giorgio, gioiello di pietra, capolavoro del maestro d’ascia Rosario Gagliardi. Di gran fascino, i mascheroni di Palazzo Cosentini, dove gli scalpellini si sono divertiti a beffeggiare i baroni pervertiti, i medici profittatori e i notai presuntuosi. E anche le donne, nobili, ma irriverentemente ritratte con il seno scoperto.

Noto, rinata a una decina di chilometri più a valle da quella distrutta dal terremoto, è avvolta in un’atmosfera magica, con i palazzi che si tingono d’oro al tramonto e d’argento alla luce della luna. Di una bellezza mozzafiato, sembra la scena di un grande teatro. La piazza del Municipio, la maggiore, è un vero palcoscenico tra il Palazzo del Governo e la chiesa Matrice che si erge in cima ad una monumentale scalinata a tre rampe. In questa splendida città, che svela sorprese ad ogni angolo, bastano pochi passi per ammirare meraviglie che lasciano senza fiato: il Vescovado Palazzo Landolina di Sant’Alfano. Poi Palazzo Nicolaci di Villadorata, con i balconi sorretti da mensoloni a forma d’angelo e coppie di cavalli alati. Oppure leoni, mori, cherubini e mostri barbuti.

Modica, è spesso sullo sfondo di molte fiction e spot pubblicitari. Ma ciò che non arriva allo spettatore, sono i suoi profumi, come quello del cioccolato prodotto seguendo l’antica ricetta azteca, qui importata dagli Spagnoli. O il sapore delle ‘mpanatigghi, versione locale delle empadillas catalane, con carne di maiale e cacao. Accostamenti strani, davanti ai quali i più storceranno il naso, ma assolutamente consueti da queste parti. Particolare è anche la posizione del monumentale duomo di San Giorgio, in cima ad una scalinata di duecentocinquanta gradini. Ma anche questo è normale in una terra scossa dai terremoti. Quello del 1613, fece crollare l’originario duomo normanno, che il conte Alfonso Cabrera, fece ricostruire. Sforunatamente fu colpito anche dal sisma del 1963, insieme all’intera Val di Noto. La ricostruzione, fu affidata al celebre architetto siracusano Rosario Gagliardi, già autore del duomo di San Giorgio in Ragusa, che riuscì a creare un’opera di grande magnificenza. Bello come mai prima, questo duomo insieme a quello di Ibla, rappresenta il punto più alto del barocco ibleo.

Splendide anche le altre chiese cittadine, come la Chiesa Madre dedicata a San Pietro, incorniciata dalle statue degli apostoli, e i palazzi Manenti, Tedeschi e Tommasi-Rosso.

L’edificio più rappresentativo del tardo barocco di Scicli, è Palazzo Beneventano, che qualcuno non ha esitato a definire “unico come decorazione fantastica in Sicilia”. Le teste di moro con tanto di lingua di fuori che adornano il palazzo, sembra siano state commissionate dal barone Beneventano, per beffeggiare i dirimpettai, baroni Penna, con i quali era in lite per un’eredità.

Ultima tappa del viaggio è Palazzolo Acreide, un vivace mix di barocco e stile liberty, interpretati alla “maniera siciliana”. Splendido esempio del primo stile, sono la chiesa di San Sebastiano e la balconata di Palazzo Caruso, la più lunga al mondo, sorretta da ventisette mensole scolpite.  

La maestria degli scalpellini e dei maestri intagliatori che fecero grande il barocco a Palazzolo, seppero esaltare anche lo stile liberty, di cui si trovano mirabili esempi in tutta la città.

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